Riforma societaria
Legge 03 ottobre 2001, n. 366 - Delega al Governo per la riforma del diritto societario
Delega al Governo per la riforma del diritto societario
Art. 1. Delega
Art. 2. Principi generali in materia di società di capitali
Art. 3. Società a responsabilità limitata
Art. 4. Società per azioni
Art. 5. Società cooperative
Art. 6. Disciplina del bilancio
Art. 7. Trasformazione, fusione, scissione
Art. 8. Scioglimento e liquidazione
Art. 9. Cancellazione
Art. 10 Gruppi
Art. 11 Disciplina degli illeciti penali e amministrativi riguardanti
le società commerciali
Art. 12 Nuove norme di procedura
La Camera dei deputati ed il Senato della Repubblica hanno approvato;
Il Presidente della Repubblica
Promulga
la seguente legge:
Art. 1.
Delega
1. Il Governo è delegato ad adottare, entro un anno dalla data di entrata
in vigore della presente legge, uno o più decreti legislativi recanti
la riforma organica della disciplina delle società di capitali e cooperative,
la disciplina degli illeciti penali e amministrativi riguardanti le società
commerciali, nonché nuove norme sulla procedura per la definizione dei
procedimenti nelle materie di cui all'articolo 12.
2. La riforma, nel rispetto ed in coerenza con la normativa comunitaria e in
conformità ai principi e ai criteri direttivi previsti dalla presente
legge, realizzerà il necessario coordinamento con le altre disposizioni
vigenti, ivi comprese quelle in tema di crisi dell'impresa, novellando, ove
possibile, le disposizioni del codice civile.
3. I decreti legislativi previsti dal comma 1 sono adottati su proposta del
Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro dell'economia e delle
finanze e con il Ministro delle attività produttive.
4. Gli schemi dei decreti legislativi sono trasmessi al Parlamento, perché
sia espresso il parere entro il termine di sessanta giorni dalla data della
trasmissione; decorso tale termine i decreti sono emanati, anche in mancanza
del parere. Qualora detto termine venga a scadere nei trenta giorni antecedenti
allo spirare del termine previsto dal comma 1° successivamente, la scadenza
di quest'ultimo è prorogata di novanta giorni.
5. Entro un anno dalla data di entrata in vigore di ciascuno dei decreti legislativi,
il Governo può emanare disposizioni correttive e integrative nel rispetto
dei principi e dei criteri direttivi di cui alla presente legge e con la procedura
di cui al comma 4.
Art. 2.
Principi generali in materia di società di capitali
1. La riforma del sistema delle società di capitali di cui ai capi V,
VI, VII, VIII e IX del titolo V del libro V del codice civile e alla normativa
connessa, è ispirata ai seguenti principi generali:
a) perseguire l'obiettivo prioritario di favorire la nascita, la crescita e
la competitività delle imprese, anche attraverso il loro accesso ai mercati
interni e internazionali dei capitali;
b) valorizzare il carattere imprenditoriale delle società e definire
con chiarezza e precisione i compiti e le responsabilità degli organi
sociali;
c) semplificare la disciplina delle società, tenendo conto delle esigenze
delle imprese e del mercato concorrenziale;
d) ampliare gli ambiti dell'autonomia statutaria, tenendo conto delle esigenze
di tutela dei diversi interessi coinvolti;
e) adeguare la disciplina dei modelli societari alle esigenze delle imprese,
anche in considerazione della composizione sociale e delle modalità di
finanziamento, escludendo comunque l'introduzione di vincoli automatici in ordine
all'adozione di uno specifico modello societario;
f) nel rispetto dei principi di libertà di iniziativa economica e di
libera scelta delle forme organizzative dell'impresa, prevedere due modelli
societari riferiti l'uno alla società a responsabilità limitata
e l'altro alla società per azioni, ivi compresa la variante della società
in accomandita per azioni, alla quale saranno applicabili, in quanto compatibili,
le disposizioni in materia di società per azioni;
g) disciplinare forme partecipative di società in differenti tipi associativi,
tenendo conto delle esigenze di tutela dei soci, dei creditori sociali e dei
terzi;
h) disciplinare i gruppi di società secondo principi di trasparenza e
di contemperamento degli interessi coinvolti.
Art. 3.
Società a responsabilità limitata
1. La riforma della disciplina della società a responsabilità
limitata è ispirata ai seguenti principi generali:
a) prevedere un autonomo ed organico complesso di norme, anche suppletive, modellato
sul principio della rilevanza centrale del socio e dei rapporti contrattuali
tra i soci;
b) prevedere un'ampia autonomia statutaria;
c) prevedere la libertà di forme organizzative, nel rispetto del principio
di certezza nei rapporti con i terzi.
2. In particolare, la riforma è ispirata ai seguenti principi e criteri
direttivi:
a) semplificare il procedimento di costituzione, confermando in materia di omologazione
i principi di cui all'articolo 32 della legge 24 novembre 2000, n. 340, nonché
eliminando gli adempimenti non necessari, nel rispetto del principio di certezza
nei rapporti con i terzi e di tutela dei creditori sociali precisando altresì
le modalità del controllo notarile in relazione alle modifiche dell'atto
costitutivo;
b) individuare le indicazioni obbligatorie dell'atto costitutivo e determinare
la misura minima del capitale in coerenza con la funzione economica del modello;
c) dettare una disciplina dei conferimenti tale da consentire l'acquisizione
di ogni elemento utile per il proficuo svolgimento dell'impresa sociale, a condizione
che sia garantita l'effettiva formazione del capitale sociale; consentire ai
soci di regolare l'incidenza delle rispettive partecipazioni sociali sulla base
di scelte contrattuali;
d) semplificare le procedure di valutazione dei conferimenti in natura nel rispetto
del principio di certezza del valore a tutela dei terzi;
e) riconoscere ampia autonomia statutaria riguardo alle strutture organizzative,
ai procedimenti decisionali della società e agli strumenti di tutela
degli interessi dei soci, con particolare riferimento alle azioni di responsabilità;
f) ampliare l'autonomia statutaria con riferimento alla disciplina del contenuto
e del trasferimento della partecipazione sociale, nonché del recesso,
salvaguardando in ogni caso il principio di tutela dell'integrità del
capitale sociale e gli interessi dei creditori sociali; prevedere, comunque,
la nullità delle clausole di intrasferibilità non collegate alla
possibilità di esercizio del recesso;
g) disciplinare condizioni e limiti per l'emissione e il collocamento di titoli
di debito presso operatori qualificati, prevedendo il divieto di appello diretto
al pubblico risparmio, restando esclusa in ogni caso la sollecitazione all'investimento
in quote di capitale;
h) stabilire i limiti oltre i quali è obbligatorio un controllo legale
dei conti;
i) prevedere norme inderogabili in materia di formazione e conservazione del
capitale sociale, nonché in materia di liquidazione che siano idonee
a tutelare i creditori sociali consentendo, nel contempo, una semplificazione
delle procedure.
Art. 4.
Società per azioni
1. La disciplina della società per azioni è modellata sui principi
della rilevanza centrale dell'azione, della circolazione della partecipazione
sociale e della possibilità di ricorso al mercato del capitale di rischio.
Essa, garantendo comunque un equilibrio nella tutela degli interessi dei soci,
dei creditori, degli investitori, dei risparmiatori e dei terzi, prevederà
un modello di base unitario e le ipotesi nelle quali le società saranno
soggette a regole caratterizzate da un maggiore grado di imperatività
in considerazione del ricorso al mercato del capitale di rischio.
2. Per i fini di cui al comma 1 si prevederà:
a) un ampliamento dell'autonomia statutaria, individuando peraltro limiti e
condizioni in presenza dei quali sono applicabili a società che fanno
ricorso al mercato del capitale di rischio norme inderogabili dirette almeno
a:
1) distinguere il controllo sull'amministrazione dal controllo contabile affidato
ad un revisore esterno;
2) consentire l'azione sociale di responsabilità da parte di una minoranza
dei soci, rappresentativa di una quota congrua del capitale sociale idonea al
fine di evitare l'insorgenza di una eccessiva conflittualità tra i soci;
3) fissare congrui quorum per le assemblee straordinarie a tutela della minoranza;
4) prevedere la denunzia al tribunale, da parte dei sindaci o, nei casi di cui
al comma 8, lettera d) , numeri 2) e 3) , dei componenti di altro organo di
controllo, di gravi irregolarità nell'adempimento dei doveri degli amministratori;
b) un assetto organizzativo idoneo a promuovere l'efficienza e la correttezza
della gestione dell'impresa sociale;
c) la determinazione dei limiti, dell'oggetto e dei tempi del giudizio di omologazione,
confermando i principi di cui all'articolo 32 della legge 24 novembre 2000,
n. 340;
d) che nell'atto costitutivo non sia richiesta l'indicazione della durata della
società;
e) che sia consentita la costituzione della società da parte di un unico
socio, prevedendo adeguate garanzie per i creditori.
3. In particolare, riguardo alla disciplina della costituzione, la riforma è
diretta a:
a) semplificare il procedimento di costituzione, nel rispetto del principio
di certezza e di tutela dei terzi, indicando il contenuto minimo obbligatorio
dell'atto costitutivo;
b) limitare la rilevanza dei vizi della fase costitutiva.
4. Riguardo alla disciplina del capitale, la riforma è diretta a:
a) aumentare la misura del capitale minimo in coerenza con le caratteristiche
del modello;
b) consentire che la società costituisca patrimoni dedicati ad uno specifico
affare, determinandone condizioni, limiti e modalità di rendicontazione,
con la possibilità di emettere strumenti finanziari di partecipazione
ad esso; prevedere adeguate forme di pubblicità; disciplinare il regime
di responsabilità per le obbligazioni riguardanti detti patrimoni e la
relativa insolvenza.
5. Riguardo alla disciplina dei conferimenti, la riforma è diretta a:
a) dettare una disciplina dei conferimenti tale da consentire l'acquisizione
di ogni elemento utile per il proficuo svolgimento dell'impresa sociale, a condizione
che sia garantita l'effettiva formazione del capitale sociale; consentire ai
soci di regolare l'incidenza delle rispettive partecipazioni sociali sulla base
di scelte contrattuali;
b) semplificare le procedure di valutazione dei conferimenti in natura, nel
rispetto del principio di certezza del valore a tutela dei terzi.
6. Riguardo alla disciplina delle azioni e delle obbligazioni, la riforma è
diretta a:
a) prevedere la possibilità di emettere azioni senza indicazione del
valore nominale, determinandone la disciplina conseguente;
b) adeguare la disciplina della emissione e della circolazione delle azioni
alla legislazione speciale e alle previsioni relative alla dematerializzazione
degli strumenti finanziari;
c) prevedere, al fine di agevolare il ricorso al mercato dei capitali e salve
in ogni caso le riserve di attività previste dalle leggi vigenti, la
possibilità, i limiti e le condizioni di emissione di strumenti finanziari
non partecipativi e partecipativi dotati di diversi diritti patrimoniali e amministrativi;
d) modificare la disciplina relativa alla emissione di obbligazioni, attenuandone
o rimuovendone i limiti e consentendo all'autonomia statutaria di determinare
l'organo competente e le relative procedure deliberative.
7. Riguardo alla disciplina dell'assemblea e dei patti parasociali, la riforma
è diretta a:
a) semplificare, anche con adeguato spazio all'autonomia statutaria, il procedimento
assembleare anche relativamente alle forme di pubblicità e di controllo,
agli adempimenti per la partecipazione, alle modalità di discussione
e di voto;
b) disciplinare i vizi delle deliberazioni in modo da contemperare le esigenze
di tutela dei soci e quelle di funzionalità e certezza dell'attività
sociale, individuando le ipotesi di invalidità, i soggetti legittimati
alla impugnativa e i termini per la sua proposizione, anche prevedendo possibilità
di modifica e integrazione delle deliberazioni assunte, e l'eventuale adozione
di strumenti di tutela diversi dalla invalidità;
c) prevedere una disciplina dei patti parasociali, concernenti le società
per azioni o le società che le controllano, che ne limiti a cinque anni
la durata temporale massima e, per le società di cui al comma 2, lettera
a) , ne assicuri il necessario grado di trasparenza attraverso forme adeguate
di pubblicità;
d) determinare, anche con adeguato spazio all'autonomia statutaria e salve le
disposizioni di leggi speciali, i quorum costitutivi e deliberativi dell'assemblea,
in relazione all'oggetto della deliberazione, in modo da bilanciare la tutela
degli azionisti e le esigenze di funzionamento dell'organo assembleare, lasciando
all'autonomia statutaria di stabilire il numero delle convocazioni.
8. Riguardo alla disciplina dell'amministrazione e dei controlli sull'amministrazione,
la riforma è diretta a:
a) attribuire all'autonomia statutaria un adeguato spazio con riferimento all'articolazione
interna dell'organo amministrativo, al suo funzionamento, alla circolazione
delle informazioni tra i suoi componenti e gli organi e soggetti deputati al
controllo;
precisare contenuti e limiti delle deleghe a singoli amministratori o comitati
esecutivi;
b) riconoscere, quando non prevista da leggi speciali, la possibilità
che gli statuti prevedano particolari requisiti di onorabilità, professionalità
e indipendenza per la nomina alla carica;
c) definire le competenze dell'organo amministrativo con riferimento all'esclusiva
responsabilità di gestione dell'impresa sociale;
d) prevedere che le società per azioni possano scegliere tra i seguenti
modelli di amministrazione e controllo:
1) il sistema vigente che prevede un organo di amministrazione, formato da uno
o più componenti, e un collegio sindacale;
2) un sistema che preveda la presenza di un consiglio di gestione e di un consiglio
di sorveglianza eletto dall'assemblea; al consiglio di sorveglianza spettano
competenze in materia di controllo sulla gestione sociale, di approvazione del
bilancio, di nomina e revoca dei consiglieri di gestione, nonché di deliberazione
ed esercizio dell'azione di responsabilità nei confronti di questi;
3) un sistema che preveda la presenza di un consiglio di amministrazione, all'interno
del quale sia istituito un comitato preposto al controllo interno sulla gestione,
composto in maggioranza da amministratori non esecutivi in possesso di requisiti
di indipendenza, al quale devono essere assicurati adeguati poteri di informazione
e di ispezione. Nella definizione dei requisiti di indipendenza, il Governo
favorirà lo sviluppo di codici di comportamento e di forme di autoregolazione;
e) prevedere che, in mancanza di diversa scelta statutaria, si applichi la disciplina
di cui alla lettera d) , numero 1) ;
f) prevedere che, con riferimento alle fattispecie di cui alla lettera d) ,
numeri 2) e 3) , siano assicurate, anche per le società che non si avvalgono
della revisione contabile, forme di controllo dei conti, avvalendosi di soggetti
individuati secondo i criteri di nomina previsti dalla normativa vigente per
il collegio sindacale;
g) disciplinare i doveri di fedeltà dei componenti dell'organo amministrativo,
in particolare con riferimento alle situazioni di conflitto di interesse e precisare
che essi sono tenuti ad agire in modo informato.
9. Riguardo alla disciplina delle modificazioni statutarie, la riforma è
diretta a:
a) semplificare le procedure e i controlli, con facoltà per l'autonomia
statutaria di demandare alla competenza dell'organo amministrativo modifiche
statutarie attinenti alla struttura gestionale della società che non
incidono sulle posizioni soggettive dei soci;
b) rivedere la disciplina dell'aumento di capitale, del diritto di opzione e
del sovrapprezzo, prevedendo comunque adeguati controlli interni sulla congruità
del prezzo di emissione delle azioni e consentendo, con la precisazione di limiti
temporali, la delega agli amministratori per escludere il diritto di opzione,
opportunamente differenziando la disciplina a seconda che la società
abbia o meno titoli negoziati nei mercati regolamentati;
c) semplificare la disciplina della riduzione del capitale;
eventualmente ampliare le ipotesi di riduzione reale del capitale determinandone
le condizioni al fine esclusivo della tutela dei creditori;
d) rivedere la disciplina del recesso, prevedendo che lo statuto possa introdurre
ulteriori fattispecie di recesso a tutela del socio dissenziente, anche per
il caso di proroga della durata della società; individuare in proposito
criteri di calcolo del valore di rimborso adeguati alla tutela del recedente,
salvaguardando in ogni caso l'integrità del capitale sociale e gli interessi
dei creditori sociali.
Art. 5.
Società cooperative
1. La riforma della disciplina delle società cooperative di cui al titolo
VI del libro V del codice civile e alla normativa connessa è ispirata
ai principi generali previsti dall'articolo 2, in quanto compatibili, nonché
ai seguenti principi generali:
a) assicurare il perseguimento della funzione sociale delle cooperative, nonché
dello scopo mutualistico da parte dei soci cooperatori;
b) definire la cooperazione costituzionalmente riconosciuta, con riferimento
alle società che, in possesso dei requisiti richiamati dall'articolo
14 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 601, svolgono
la propria attività prevalentemente in favore dei soci o che comunque
si avvalgono, nello svolgimento della propria attività, prevalentemente
delle prestazioni lavorative dei soci, e renderla riconoscibile da parte dei
terzi;
c) disciplinare la cooperazione costituzionalmente riconosciuta, conformemente
ai principi della disciplina vigente, favorendo il perseguimento dello scopo
mutualistico e valorizzandone i relativi istituti;
d) favorire la partecipazione dei soci cooperatori alle deliberazioni assembleari
e rafforzare gli strumenti di controllo interno sulla gestione;
e) riservare l'applicazione delle disposizioni fiscali di carattere agevolativo
alle società cooperative costituzionalmente riconosciute;
f) disciplinare la figura del gruppo cooperativo quale insieme formato da più
società cooperative, anche appartenenti a differenti categorie, con la
previsione che lo stesso, esercitando poteri ed emanando disposizioni vincolanti
per le cooperative che ne fanno parte, configuri una gestione unitaria;
g) prevedere che alle società cooperative si applichino, in quanto compatibili
con la disciplina loro specificamente dedicata, le norme dettate rispettivamente
per la società per azioni e per la società a responsabilità
limitata a seconda delle caratteristiche dell'impresa cooperativa e della sua
capacità di coinvolgere un elevato numero di soggetti.
2. In particolare, la riforma delle società cooperative diverse da quelle
di cui al comma 1, lettera b) , è ispirata ai seguenti principi e criteri
direttivi:
a) prevedere che le norme dettate per le società per azioni si applichino,
in quanto compatibili, alle società cooperative a cui partecipano soci
finanziatori o che emettono obbligazioni. La disciplina dovrà assicurare
ai soci finanziatori adeguata tutela, sia sul piano patrimoniale sia su quello
amministrativo, nella salvaguardia degli scopi mutualistici perseguiti dai soci
cooperatori. In questa prospettiva disciplinare il diritto agli utili dei soci
cooperatori e dei soci finanziatori e i limiti alla distribuzione delle riserve,
nonché il ristorno a favore dei soci cooperatori, riservando i più
ampi spazi possibili all'autonomia statutaria;
b) prevedere, al fine di incentivare il ricorso al mercato dei capitali, salve
in ogni caso la specificità dello scopo mutualistico e le riserve di
attività previste dalle leggi vigenti, la possibilità, i limiti
e le condizioni di emissione di strumenti finanziari, partecipativi e non partecipativi,
dotati di diversi diritti patrimoniali e amministrativi;
c) prevedere norme che favoriscano l'apertura della compagine sociale e la partecipazione
dei soci alle deliberazioni assembleari, anche attraverso la valorizzazione
delle assemblee separate e un ampliamento della possibilità di delegare
l'esercizio del diritto di voto, sia pure nei limiti imposti dalla struttura
della società cooperativa e dallo scopo mutualistico;
d) prevedere che gli statuti stabiliscano limiti al cumulo degli incarichi e
alla rieleggibilità per gli amministratori, consentendo che gli stessi
possano essere anche non soci;
e) consentire che la regola generale del voto capitario possa subire deroghe
in considerazione dell'interesse mutualistico del socio cooperatore e della
natura del socio finanziatore;
f) prevedere la possibilità per le società cooperative di trasformarsi,
con procedimenti semplificati, in società lucrative, fermo il disposto
di cui all'articolo 17 della legge 23 dicembre 2000, n. 388, concernente l'obbligo
di devolvere il patrimonio in essere alla data di trasformazione, dedotti il
capitale versato e rivalutato, ed i dividendi non ancora distribuiti, ai fondi
mutualistici di cui all'articolo 11, comma 5, della legge 31 gennaio 1992, n.
59;
g) prevedere anche per le cooperative il controllo giudiziario disciplinato
dall'articolo 2409 del codice civile, salvo quanto previsto dall'articolo 70,
comma 7, del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, di cui
al decreto legislativo 1º settembre 1993, n. 385.
3. Sono esclusi dall'ambito di applicazione delle disposizioni di cui al presente
articolo i consorzi agrari, nonché le banche popolari, le banche di credito
cooperativo e gli istituti della cooperazione bancaria in genere, ai quali continuano
ad applicarsi le norme vigenti salva l'emanazione di norme di mero coordinamento
che non incidano su profili di carattere sostanziale della relativa disciplina.
Art. 6.
Disciplina del bilancio
1. La revisione della disciplina del bilancio è ispirata ai seguenti
principi e criteri direttivi:
a) eliminare le interferenze prodotte nel bilancio dalla normativa fiscale sul
reddito di impresa anche attraverso la modifica della relativa disciplina e
stabilire le modalità con le quali, nel rispetto del principio di competenza,
occorre tenere conto degli effetti della fiscalità differita;
b) prevedere una regolamentazione delle poste del patrimonio netto che ne assicuri
una chiara e precisa disciplina in ordine alla loro formazione e al loro utilizzo;
c) dettare una specifica disciplina in relazione al trattamento delle operazioni
denominate in valuta, degli strumenti finanziari derivati, dei pronti contro
termine, delle operazioni di locazione finanziaria e delle altre operazioni
finanziarie;
d) prevedere le condizioni in presenza delle quali le società, in considerazione
della loro vocazione internazionale e del carattere finanziario, possono utilizzare
per il bilancio consolidato principi contabili riconosciuti internazionalmente;
e) ampliare le ipotesi in cui è ammesso il ricorso ad uno schema abbreviato
di bilancio e la redazione di un conto economico semplificato;
f) armonizzare con le innovazioni di cui alle lettere precedenti la disciplina
fiscale sul reddito di impresa e fissare opportune disposizioni transitorie
per il trattamento delle operazioni in corso alla data di entrata in vigore
di tali innovazioni.
Art. 7.
Trasformazione, fusione, scissione
1. La riforma della disciplina della trasformazione, fusione e scissione è
ispirata ai seguenti principi e criteri direttivi:
a) semplificare e precisare il procedimento, nel rispetto, per quanto concerne
le società di capitali, delle direttive comunitarie;
b) disciplinare possibilità, condizioni e limiti delle trasformazioni
e delle fusioni eterogenee;
c) disciplinare i criteri di formazione del primo bilancio successivo alle operazioni
di fusione e di scissione;
d) prevedere che le fusioni tra società, una delle quali abbia contratto
debiti per acquisire il controllo dell'altra, non comportano violazione del
divieto di acquisto e di sottoscrizione di azioni proprie, di cui, rispettivamente,
agli articoli 2357 e 2357-quater del codice civile, e del divieto di accordare
prestiti e di fornire garanzie per l'acquisto o la sottoscrizione di azioni
proprie, di cui all'articolo 2358 del codice civile;
e) introdurre disposizioni dirette a semplificare e favorire la trasformazione
delle società di persone in società di capitali.
Art. 8.
Scioglimento e liquidazione
1. La riforma della disciplina dello scioglimento e della liquidazione delle
società di capitali e cooperative è ispirata ai seguenti principi
e criteri direttivi:
a) accelerare e semplificare le procedure, con particolare riguardo a quelle
relative all'accertamento delle cause di scioglimento e al procedimento di nomina
giudiziale dei liquidatori; disciplinare gli effetti della cancellazione della
società dal registro delle imprese, il regime della responsabilità
per debiti non soddisfatti, e delle sopravvenienze attive e passive;
b) disciplinare le condizioni, i limiti e le modalità per la conservazione
dell'eventuale valore dell'impresa, anche prevedendo, nella salvaguardia degli
interessi dei soci, possibilità e procedure per la revoca dello stato
di liquidazione; disciplinare i poteri e i doveri degli amministratori e dei
liquidatori con particolare riguardo al compimento di nuove operazioni;
c) disciplinare la redazione dei bilanci nella fase di liquidazione sulla base
di criteri adeguati alle loro specifiche finalità.
Art. 9.
Cancellazione
1. La riforma in materia di cancellazione è ispirata ai seguenti principi
e criteri direttivi:
a) semplificare e precisare il procedimento attraverso il quale è possibile,
in presenza di determinate e concorrenti circostanze, cancellare le società
di capitali dal registro delle imprese;
b) prevedere forme di pubblicità della cancellazione dal registro delle
imprese.
Art. 10.
Gruppi
1. La riforma in materia di gruppi è ispirata ai seguenti principi e
criteri direttivi:
a) prevedere una disciplina del gruppo secondo principi di trasparenza e tale
da assicurare che l'attività di direzione e di coordinamento contemperi
adeguatamente l'interesse del gruppo, delle società controllate e dei
soci di minoranza di queste ultime;
b) prevedere che le decisioni conseguenti ad una valutazione dell'interesse
del gruppo siano motivate;
c) prevedere forme di pubblicità dell'appartenenza al gruppo;
d) individuare i casi nei quali riconoscere adeguate forme di tutela al socio
al momento dell'ingresso e dell'uscita della società dal gruppo, ed eventualmente
il diritto di recesso quando non sussistono le condizioni per l'obbligo di offerta
pubblica di acquisto.
Art. 11.
Disciplina degli illeciti penali e amministrativi riguardanti le società
commerciali
1. La riforma della disciplina penale delle società commerciali e delle
materie connesse è ispirata ai seguenti principi e criteri direttivi:
a) prevedere i seguenti reati e illeciti amministrativi:
1) falsità in bilancio, nelle relazioni o nelle altre comunicazioni sociali
previste dalla legge, consistente nel fatto degli amministratori, direttori
generali, sindaci e liquidatori i quali, nei bilanci, nelle relazioni o nelle
altre comunicazioni sociali previste dalla legge dirette ai soci o al pubblico,
espongono fatti materiali non rispondenti al vero, ancorché oggetto di
valutazioni, idonei ad indurre in errore i destinatari sulla situazione economica,
patrimoniale o finanziaria della società o del gruppo al quale essa appartiene,
con l'intenzione di ingannare i soci o il pubblico, ovvero omettono con la stessa
intenzione informazioni sulla situazione medesima, la cui comunicazione è
imposta dalla legge; precisare che la condotta posta in essere deve essere rivolta
a conseguire per sé o per altri un ingiusto profitto; precisare altresì
che le informazioni false od omesse devono essere rilevanti e tali da alterare
sensibilmente la rappresentazione della situazione economica, patrimoniale o
finanziaria della società o del gruppo al quale essa appartiene, anche
attraverso la previsione di soglie quantitative; estendere la punibilità
al caso in cui le informazioni riguardino beni posseduti o amministrati dalla
società per conto di terzi;
prevedere autonome figure di reato a seconda che la condotta posta in essere
abbia o non abbia cagionato un danno patrimoniale ai soci o ai creditori, e
di conseguenza: 1. 1) quando la condotta non abbia cagionato un danno patrimoniale
ai soci o ai creditori la pena dell'arresto fino a un anno e sei mesi; 1. 2)
quando la condotta abbia cagionato un danno patrimoniale ai soci o ai creditori:
1. 2. 1) la pena della reclusione da sei mesi a tre anni e la procedibilità
a querela nel caso di società non soggette alle disposizioni della parte
IV, titolo III, capo II, del testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione
finanziaria, di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58; 1. 2. 2)
la pena della reclusione da uno a quattro anni e la procedibilità d'ufficio
nel caso di società soggette alle disposizioni della parte IV, titolo
III, capo II, del citato testo unico di cui al decreto legislativo 24 febbraio
1998, n. 58;
regolare i rapporti della fattispecie con i delitti tributari in materia di
dichiarazione; prevedere idonei parametri per i casi di valutazioni estimative;
2) falso in prospetto, consistente nel fatto di chi, nei prospetti richiesti
ai fini della sollecitazione all'investimento o dell'ammissione alla quotazione
nei mercati regolamentati, ovvero nei documenti da pubblicare in occasione delle
offerte pubbliche di acquisto o di scambio, con la consapevolezza della falsità
e l'intenzione di ingannare i destinatari del prospetto, espone false informazioni
idonee ad indurre in errore od occulta dati o notizie con la medesima intenzione;
precisare che la condotta posta in essere deve essere rivolta a conseguire per
sé o per altri un ingiusto profitto; precisare che la condotta deve essere
idonea a trarre in inganno i destinatari del prospetto; prevedere sanzioni differenziate
a seconda che la condotta posta in essere abbia o non abbia cagionato un danno
patrimoniale ai destinatari e di conseguenza: 2. 1) la pena dell'arresto fino
ad un anno quando la condotta non abbia cagionato un danno patrimoniale ai destinatari;
2. 2) la pena della reclusione da uno a tre anni quando la condotta abbia cagionato
un danno patrimoniale ai destinatari;
3) falsità nelle relazioni o nelle comunicazioni della società
di revisione, consistente nel fatto dei responsabili della revisione, i quali,
nelle relazioni o in altre comunicazioni, con la consapevolezza della falsità
e l'intenzione di ingannare i destinatari delle comunicazioni, attestano il
falso od occultano informazioni concernenti la situazione economica, patrimoniale
o finanziaria della società, ente o soggetto sottoposto a revisione;
precisare che la condotta posta in essere deve essere rivolta a conseguire per
sé o per altri un ingiusto profitto;
precisare che la condotta deve essere idonea a trarre in inganno i destinatari
sulla predetta situazione; prevedere sanzioni differenziate a seconda che la
condotta posta in essere abbia o non abbia cagionato un danno patrimoniale ai
destinatari e di conseguenza: 3. 1) la pena dell'arresto fino ad un anno quando
la condotta non abbia cagionato un danno patrimoniale ai destinatari;
3. 2) la pena della reclusione da un anno a quattro anni quando la condotta
abbia cagionato un danno patrimoniale ai destinatari;
4) impedito controllo, consistente nel fatto degli amministratori che impediscono
od ostacolano, mediante occultamento di documenti od altri idonei artifici,
lo svolgimento delle attività di controllo o di revisione legalmente
attribuite ai soci, ad altri organi sociali ovvero alle società di revisione;
prevedere la sanzione amministrativa fino a lire venti milioni; nell'ipotesi
in cui ne derivi un danno ai soci prevedere la pena della reclusione fino ad
un anno e la procedibilità a querela;
5) omessa esecuzione di denunce, comunicazioni o depositi, consistente nel fatto
di chi, essendovi tenuto per legge a causa delle funzioni delle quali è
investito nell'ambito di una società o di un consorzio, omette di eseguire,
nei termini prescritti, denunce, comunicazioni o depositi presso il registro
delle imprese; prevedere la sanzione amministrativa pecuniaria da lire quattrocentomila
a lire quattro milioni, aumentata di un terzo nel caso di omesso deposito dei
bilanci;
6) formazione fittizia del capitale, consistente nel fatto degli amministratori
e dei soci conferenti che, anche in parte, formano od aumentano fittiziamente
il capitale della società mediante attribuzione di azioni o quote sociali
per somma inferiore al loro valore nominale, sottoscrizione reciproca di azioni
o quote, rilevante sopravvalutazione dei conferimenti di beni in natura o di
crediti ovvero del patrimonio della società nel caso di trasformazione;
prevedere la pena della reclusione fino ad un anno;
7) indebita restituzione dei conferimenti, consistente nel fatto degli amministratori
che, fuori dei casi di legittima riduzione del capitale sociale, restituiscono,
anche simulatamente, i conferimenti ai soci o li liberano dall'obbligo di eseguirli;
prevedere la pena della reclusione fino ad un anno;
8) illegale ripartizione degli utili e delle riserve, consistente nel fatto
degli amministratori che ripartiscono utili o acconti su utili non effettivamente
conseguiti o destinati per legge a riserva, ovvero che ripartiscono riserve,
anche non costituite con utili, che non possono per legge essere distribuite;
prevedere la pena dell'arresto fino ad un anno. La ricostituzione degli utili
o delle riserve prima del termine previsto per l'approvazione del bilancio estingue
il reato;
9) illecite operazioni sulle azioni o quote sociali o della società controllante,
consistente nel fatto degli amministratori che acquistano o sottoscrivono azioni
o quote sociali o della società controllante, cagionando una lesione
all'integrità del capitale sociale e delle riserve non distribuibili
per legge; prevedere la pena della reclusione fino ad un anno. Se il capitale
sociale o le riserve sono ricostituiti prima del termine previsto per l'approvazione
del bilancio relativo all'esercizio in relazione al quale è stata posta
in essere la condotta, il reato è estinto;
10) operazioni in pregiudizio dei creditori, consistente nel fatto degli amministratori
che, in violazione delle disposizioni di legge a tutela dei creditori, effettuano
riduzioni del capitale sociale o fusioni con altra società o scissioni,
cagionando danno ai creditori; prevedere la pena della reclusione da sei mesi
a tre anni e la procedibilità a querela; prevedere che il risarcimento
del danno ai creditori prima del giudizio estingue il reato;
11) indebita ripartizione dei beni sociali da parte dei liquidatori, consistente
nel fatto dei liquidatori, i quali, ripartendo beni sociali tra i soci prima
del pagamento dei creditori sociali o dell'accantonamento delle somme necessarie
a soddisfarli, cagionano un danno ai creditori; prevedere la pena della reclusione
da sei mesi a tre anni e la procedibilità a querela;
prevedere che il risarcimento del danno ai creditori prima del giudizio estingue
il reato;
12) infedeltà patrimoniale, consistente nel fatto degli amministratori,
direttori generali e liquidatori, i quali, in una situazione di conflitto di
interessi, compiendo o concorrendo a deliberare atti di disposizione dei beni
sociali al fine di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto, ovvero
altro vantaggio, intenzionalmente cagionano un danno patrimoniale alla società;
estendere la punibilità al caso in cui il fatto sia commesso in relazione
a beni posseduti od amministrati dalla società per conto di terzi, cagionando
a questi ultimi un danno patrimoniale; specificare che non si considera ingiusto
il profitto della società collegata o del gruppo, se esso è compensato
da vantaggi, anche se soltanto ragionevolmente prevedibili, derivanti dal collegamento
o dall'appartenenza al gruppo; prevedere la pena della reclusione da sei mesi
a tre anni e la procedibilità a querela;
13) comportamento infedele, consistente nel fatto degli amministratori, direttori
generali, sindaci, liquidatori e responsabili della revisione, i quali, a seguito
della dazione o della promessa di utilità, compiono od omettono atti
in violazione degli obblighi inerenti al loro ufficio, se ne deriva nocumento
per la società; prevedere la pena della reclusione fino a tre anni; estendere
la punibilità a chi dà o promette l'utilità; prevedere
la procedibilità a querela;
14) indebita influenza sull'assemblea, consistente nel fatto di chi, con atti
simulati o con frode, determina la maggioranza in assemblea, allo scopo di conseguire,
per sé o per altri, un ingiusto profitto; prevedere la pena della reclusione
da sei mesi a tre anni;
15) omessa convocazione dell'assemblea, consistente nel fatto degli amministratori
e dei sindaci, i quali omettono di convocare l'assemblea nei casi in cui vi
sono obbligati per legge o per statuto; determinare, qualora la legge o lo statuto
non prevedano uno specifico termine per la convocazione, il momento nel quale
l'illecito si realizza; prevedere la sanzione amministrativa pecuniaria da lire
due milioni a lire dodici milioni, aumentata di un terzo se l'obbligo di convocazione
consegue a perdite o ad una legittima richiesta dei soci;
16) aggiotaggio, consistente nel fatto di chi diffonde notizie false ovvero
pone in essere operazioni simulate o altri artifici, concretamente idonei a
cagionare una sensibile alterazione del prezzo di strumenti finanziari, ovvero
ad incidere in modo significativo sull'affidamento del pubblico nella stabilità
patrimoniale di banche o gruppi bancari; prevedere la pena della reclusione
da uno a cinque anni;
b) armonizzare e coordinare le ipotesi sanzionatorie riguardanti falsità
nelle comunicazioni alle autorità pubbliche di vigilanza, ostacolo allo
svolgimento delle relative funzioni e omesse comunicazioni alle autorità
medesime da parte di amministratori, direttori generali, sindaci e liquidatori
di società, enti o soggetti sottoposti per legge alla vigilanza di tali
autorità, anche mediante la formulazione di fattispecie a carattere generale;
coordinare, altresì, le ipotesi sanzionatorie previste dai numeri 6)
, 7) , 8) e 9) della lettera a) con la nuova disciplina del capitale sociale,
delle riserve e delle azioni introdotta in attuazione della presente legge,
eventualmente estendendo le ipotesi stesse a condotte omologhe che, in violazione
di disposizioni di legge, ledano i predetti beni;
c) abrogare la fattispecie della divulgazione di notizie sociali riservate,
prevista dall'articolo 2622 del codice civile, introducendo una circostanza
aggravante del reato di rivelazione di segreto professionale, previsto dall'articolo
622 del codice penale, qualora il fatto sia commesso da amministratori, direttori
generali, sindaci o liquidatori o da chi svolge la revisione contabile della
società; abrogare altresì le fattispecie speciali relative agli
amministratori giudiziari ed ai commissari governativi, nonché quella
del mendacio bancario, prevista dall'articolo 137, comma 1, del testo unico
delle leggi in materia bancaria e creditizia, di cui al decreto legislativo
1º settembre 1993, n. 385;
d) prevedere una circostanza attenuante dei reati di cui alle lettere a) e b)
qualora il fatto abbia cagionato un'offesa di particolare tenuità;
e) prevedere che, qualora l'autore della condotta punita sia individuato mediante
una qualifica o la titolarità di una funzione prevista dalla legge civile,
al soggetto formalmente investito della qualifica o titolare della funzione
è equiparato, oltre a chi è tenuto a svolgere la stessa funzione,
diversamente qualificata, anche chi, in assenza di formale investitura, esercita
in modo continuativo e significativo i poteri tipici inerenti alla qualifica
o alla funzione; stabilire altresì che, fuori dei casi di applicazione
delle norme riguardanti i delitti dei pubblici ufficiali contro la pubblica
amministrazione, le disposizioni sanzionatorie relative agli amministratori
si applichino anche a coloro che sono legalmente incaricati dall'autorità
giudiziaria o dall'autorità pubblica di vigilanza di amministrare la
società o i beni dalla stessa posseduti o gestiti per conto di terzi;
f) prevedere che, in caso di condanna o di applicazione della pena su richiesta
delle parti per i reati indicati nelle lettere a) e b) , sia disposta la confisca
del prodotto o del profitto del reato e dei beni utilizzati per commetterlo;
prevedere che quando non sia possibile l'individuazione o l'apprensione dei
beni, la misura abbia ad oggetto una somma di denaro o beni di valore equivalente;
g) riformulare le norme sui reati fallimentari che richiamano reati societari,
prevedendo che la pena si applichi alle sole condotte integrative di reati societari
che abbiano cagionato o concorso a cagionare il dissesto della società;
h) prevedere, nel rispetto dei principi e criteri direttivi contenuti nella
legge 29 settembre 2000, n. 300, e nel decreto legislativo 8 giugno 2001, n.
231, una specifica disciplina della responsabilità amministrativa delle
società nel caso in cui un reato tra quelli indicati nelle lettere a)
e b) sia commesso, nell'interesse della società, da amministratori, direttori
generali o liquidatori o da persone sottoposte alla vigilanza di questi ultimi,
qualora il fatto non si sarebbe realizzato se essi avessero vigilato in conformità
degli obblighi inerenti alla loro carica;
i) abrogare le disposizioni del titolo XI del libro V del codice civile e le
altre disposizioni incompatibili con quelle introdotte in attuazione del presente
articolo; coordinare e armonizzare con queste ultime le norme sanzionatorie
vigenti al fine di evitare duplicazioni o disparità di trattamento rispetto
a fattispecie di identico valore, anche mediante l'abrogazione, la riformulazione
o l'accorpamento delle norme stesse, individuando altresì la loro più
opportuna collocazione; prevedere norme transitorie per i procedimenti penali
pendenti;
l) prevedere che la competenza sia sempre del tribunale in composizione collegiale.
Art. 12.
Nuove norme di procedura
1. Il Governo è inoltre delegato ad emanare norme che, senza modifiche
della competenza per territorio e per materia, siano dirette ad assicurare una
più rapida ed efficace definizione di procedimenti nelle seguenti materie:
a) diritto societario, comprese le controversie relative al trasferimento delle
partecipazioni sociali ed ai patti parasociali;
b) materie disciplinate dal testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione
finanziaria, di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, e successive
modificazioni, e dal testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia,
di cui al decreto legislativo 1º settembre 1993, n. 385, e successive modificazioni.
2. Per il perseguimento delle finalità e nelle materie di cui al comma
1, il Governo è delegato a dettare regole processuali, che in particolare
possano prevedere:
a) la concentrazione del procedimento e la riduzione dei termini processuali;
b) l'attribuzione di tutte le controversie nelle materie di cui al comma 1 al
tribunale in composizione collegiale, salvo ipotesi eccezionali di giudizio
monocratico in considerazione della natura degli interessi coinvolti;
c) la mera facoltatività della successiva instaurazione della causa di
merito dopo l'emanazione di un provvedimento emesso all'esito di un procedimento
sommario cautelare in relazione alle controversie nelle materie di cui al comma
1, con la conseguente definitività degli effetti prodotti da detti provvedimenti,
ancorché gli stessi non acquistino efficacia di giudicato in altri eventuali
giudizi promossi per finalità diverse;
d) un giudizio sommario non cautelare, improntato a particolare celerità
ma con il rispetto del principio del contraddittorio, che conduca alla emanazione
di un provvedimento esecutivo anche se privo di efficacia di giudicato;
e) la possibilità per il giudice di operare un tentativo preliminare
di conciliazione, suggerendone espressamente gli elementi essenziali, assegnando
eventualmente un termine per la modificazione o la rinnovazione di atti negoziali
su cui verte la causa e, in caso di mancata conciliazione, tenendo successivamente
conto dell'atteggiamento al riguardo assunto dalle parti ai fini della decisione
sulle spese di lite;
f) uno o più procedimenti camerali, anche mediante la modifica degli
articoli 737 e seguenti del codice di procedura civile ed in estensione delle
ipotesi attualmente previste che, senza compromettere la rapidità di
tali procedimenti, assicurino il rispetto dei principi del giusto processo;
g) forme di comunicazione periodica dei tempi medi di durata dei diversi tipi
di procedimento di cui alle lettere precedenti trattati dai tribunali, dalle
corti di appello e dalla Corte di cassazione.
3. Il Governo può altresi prevedere la possibilità che gli statuti
delle società commerciali contengano clausole compromissorie, anche in
deroga agli articoli 806 e 808 del codice di procedura civile, per tutte o alcune
tra le controversie societarie di cui al comma 1. Nel caso che la controversia
concerna questioni che non possono formare oggetto di transazione, la clausola
compromissoria dovrà riferirsi ad un arbitrato secondo diritto, restando
escluso il giudizio di equità, ed il lodo sarà impugnabile anche
per violazione di legge.
4. Il Governo è delegato a prevedere forme di conciliazione delle controversie
civili in materia societaria anche dinanzi ad organismi istituiti da enti privati,
che diano garanzie di serietà ed efficienza e che siano iscritti in un
apposito registro tenuto presso il Ministero della giustizia.
La presente legge, munita del sigillo dello Stato, sarà inserita nella
Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. è
fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge
dello Stato.